La preparazione muscolare dei puledri prima della sella passa per un buon lavoro in fascione. Meglio se in bosal.
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Prima di salire in sella ad un puledro, o ad un cavallo fermo da molto tempo o mai montato, sarebbe buona norma preparare la muscolatura a sorreggere il peso del cavaliere (Foto 1). Purtroppo questo raramente succede, per fretta, per incompetenza o superficialità. Con questo articolo cercheremo di spiegare come sviluppare un lavoro in fascione di preparazione della muscolatura grazie all’uso del bosal. Questo strumento, nella versione classica, non è adatto all’utilizzo con il fascione. Tuttavia ATH ha ideato un bosal finalizzato proprio a questo lavoro (Foto 2). Ma andiamo per gradi.

A chi serve il lavoro in fascione con il bosal?
Ci sono numerose situazioni in cui questi esercizi vengono utili. Oltre ai puledri in doma prima della messa della sella, l’utilità del lavoro va su cavalli giù di tono muscolare per qualsivoglia motivo. Perciò è un ottimo esercizio di ginnastica riabilitativa. Non da meno per i cavalli che devono riprendere l’attività dopo un periodo di fermo o ancora per quei soggetti che per vari motivi rifiutano l’imboccatura, così come per i cavalli a cui hanno da poco fatto i denti, magari con estrazioni, e non sarebbe consigliabile mettere un’imboccatura.

Quali sono i vantaggi?
Gli esercizi in fascione sono noti per rinforzare la muscolatura senza la presenza del cavaliere sulla schiena del cavallo. Fatti con il bosal, tolgono anche l’azione del filetto sulla bocca, agendo direttamente sul naso. La postura ricercata così si ottiene in maniera più naturale, evitando possibili difese o rifiuti derivanti dall’imboccatura. Inoltre nello sviluppo di questi esercizi il cavallo impara a cedere alla pressione sul naso, migliorando la risposta alla capezza e alle varie forme di bitless (bosal, hackamore, sidepull, ecc) da montato. Per le fasi di doma invece prepara il puledro o il cavallo ad accettare i futuri aiuti del cavaliere da sella tramite l’hackamore. Infine, come nel classico lavoro in fascione, l’applicazione di cordini fissi permette una tensione costante e immutabile, cosa impossibile per le mani di un cavaliere, per quanto esperto.
Preparazione dell’esercizio
Una volta messo il fascione al nostro allievo e fatto un adeguato riscaldamento con esercizi da terra (per esempio quelli del primo modulo), andremo ad applicare il bosal da fascione. La posizione è la stessa della capezza, quindi poco sotto gli zigomi: è fondamentale che il bosal non agisca sulle cartilagini del naso. Più alto degli zigomi risulterebbe invece inutile. Il fiador andrà regolato in modo che il bosal rimanga perpendicolare rispetto al naso del cavallo. Se fosse troppo tirato, il bosal applicherebbe una costante e negativa pressione sulla mandibola, annullando la sua efficacia. Se troppo lungo, come detto pocanzi, andrebbe ad agire sulle cartilagini, rovinandole (Foto 3). Agganciamo i cordini agli attacchi del bosal. Possiamo lavorare sia in libertà, se abbiamo un tondino, o agganciando la lunghina alle asole del fiador.

Primo esercizio: collegamento in bosal
Si comincia con il collegamento in bosal. Ci posizioniamo a lato del cavallo, all’altezza del garrese, e chiederemo una flessione laterale, come abbiamo già fatto nel rispetto della capezza nel primo modulo (Foto 4). Una volta ottenuta, applicheremo con l’altra mano una pressione sul costato, all’incirca nella posizione in cui cadrà la gamba una volta che saremo in sella. Ci aspettiamo che l’animale si muova in un circolo molto stretto intorno a noi, muovendo tutte e quattro le gambe. Noi faremo da perno centrale, girando in tondo con lui (Foto 5). Ogni volta che il cavallo cercherà di fermarsi, di allontanarsi, di spingere contro di noi, di bloccare una gamba, inizieremo ad agire con la mano sul costato con pressione crescente, fino ad ottenere un cambiamento nel comportamento. Questo esercizio rinforza il controllo del bosal sulla direzione laterale, promuove la flessibilità di collo, schiena, costato, rinforza la muscolatura addominale e lombare ed infine scioglie i movimenti. Si prosegue fino a miglioramento della situazione iniziale e poi si cambia lato.

Secondo esercizio: la cessione al bosal
Ora si attaccano i cordini collegati agli attacchi del bosal sul fascione. La prima posizione attaccata è con i cordini disposti simmetricamente in modo da avere la testa del cavallo dritta e sulla verticale o comunque dove riusciamo ad ottenere una cessione del naso con una minima pressione, sempre rispettando il limite della verticale (Foto 6). Il fatto che i cordini siano posizionati in maniera identica a destra e sinistra fa in modo che la pressione sia uguale e diretta sopra al naso. Di solito gli anelli di passaggio dei cordini più adeguati sono quelli posizionati nel punto più largo del costato del cavallo.

Nel caso in cui si utilizzi una sella invece che il fascione, si possono far passare i cordini nelle staffe per poi agganciarli ad un anello della sella (Foto 7). Una volta agganciati correttamente i cordini, si chiede al cavallo di muoversi in un circolo sufficientemente ampio. Nel caso del tondino ne sfrutteremo le pareti, se legato alla lunghina, lo spingeremo in un circolo di circa 8 metri di diametro. Le prime volte consiglio di fare un giro al passo, due al trotto e due al galoppo, poi cambio di mano. In questo modo il cavallo ha il tempo di metabolizzare il nuovo esercizio, ma non di opporsi ad esso. Dal giorno successivo possiamo incrementare i giri, avendo cura di non esagerare. Lo scopo dell’esercizio è di imparare a cedere alla pressione del naso e stabilire una corretta postura, con l’utilizzo attivo della muscolatura. Se i giri che richiediamo diventano troppi, a causa della stanchezza il cavallo inizierà ad andare contro la pressione, appoggiandosi sullo strumento invece di imparare a cedere allo stesso. Personalmente con cavalli che conoscono già bene l’esercizio faccio due giri al passo, cinque al trotto e cinque al galoppo, cambio mano e ripeto.

Terzo esercizio: cessione verticale ed impegno della schiena
Il terzo esercizio lo divideremo in due parti per i cavalli inesperti. La prima parte prevede una legatura asimmetrica: il cordino esterno andrà ad attaccarsi in alto, in modo che lo stesso si appoggi sul collo del cavallo in direzione del garrese, come se fosse una redine d’appoggio. La sua tensione sarà minima ed il suo compito sarò quello di impedire un’eventuale fuga verso il basso o all’interno dalla pressione del cordino interno. Quest’ultimo invece passerà tra le gambe anteriori e si andrà ad agganciare al fascione/sella. La tensione che si andrà ad applicare a questo cordino sarà la minima necessaria per ottenere una cessione verticale (Foto 8).

Non dovremo forzare il cavallo, ma lo abitueremo a cedere in maniera attiva rinforzando la muscolatura. Il passaggio dietro il gomito farà in modo che un’eventuale opposizione alla pressione del bosal verrà corretta dal movimento dello stesso gomito in movimento. La redine esterna posizionata alta permetterà al cavallo di avere una via di fuga aperta in caso di panico, evitando che possa impennare o, peggio, ribaltarsi. Come nel precedente esercizio si comincerà con pochi giri alle tre andature, aumentandole giorno dopo giorno con la stessa filosofia di prima. Logicamente al cambio mano, la posizione dei cordini verrà invertita, lasciando sempre il cordino esterno alto e l’interno basso. Solo quando il cavallo avrà accettato in maniera rilassata il lavoro cedendo alla pressione del cordino sinistro prima e destro poi, allora possiamo iniziare la seconda fase. Ora legheremo direttamente i due cordini passando tra le gambe anteriori ed agganciandoli sopra i gomiti (Foto 9). Non riprenderemo l’ultima posizione utilizzata nella prima fase, ma ne applicheremo una più morbida, per evitare difese dovute alla nuova situazione. Anche in questo esercizio personalmente arrivo a due giri al passo, cinque al trotto e cinque al galoppo, cambio di mano.

LA VERTICALE
Si sente parlare spesso della verticale e il più delle volte a sproposito, mettendo il termine “rollkur” in maniera impropria nella bocca di chi pensa di sapere. L’analisi della posizione della testa del cavallo durante il lavoro è un’operazione affatto semplice e piena di insidie. Senza entrare troppo nel dettaglio, potrete vedere che la posizione del cavallo impostata con il lavoro in fascione al passo, non sarà più la stessa al trotto e cambierà ancora al galoppo. Quindi la fantomatica verticale è un valore che modifica con il cambio dell’andatura. Inoltre lavorando con cordini sempre uguali, ci si accorgerà che la postura del cavallo cambierà al migliorare della sua condizione muscolare e una posizione che prima era sulla verticale, dopo un po’ di allenamento sarà ben oltre questo parametro, costringendoci ad accorciare le misure. Perciò nella valutazione della verticale dovremo prestare particolare attenzione, facendoci aiutare in caso di dubbio da un professionista.