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IL LAVORO IN FASCIONE – BASE

Nel metodo ATH il fascione svolge un ruolo fondamentale nella preparazione del puledro, nella rieducazione del cavallo e nel mantenimento fisico dei cavalli adulti.

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Foto 1   Nella preparazione del cavallo il fascione è uno strumento indispensabile per lo sviluppo muscolare e non solo.

Il fascione d’addestramento è uno strumento dalle molteplici funzioni nel lavoro con il cavallo. Viene usato nelle prime fasi dell’addestramento per abituare il puledro a sentirsi stringere il torace e successivamente per fargli conoscere l’imboccatura. Una volta fatta l’abitudine, il fascione consente di allenare il cavallo e rinforzare determinate zone muscolari. Le potenzialità sono innumerevoli in base alle esigenze (Foto1).

In questo articolo tratteremo alcuni semplici lavori che si possono applicare al cavallo con l’obiettivo sia di potenziarne la massa muscolare, sia di abituare o riabituare il cavallo all’imboccatura. Questi esercizi rientrano comunemente nel programma di addestramento del metodo ATH. L’attrezzatura necessaria per questo lavoro sarà:

 

ESERCIZIO 1: EQUILIBRIO ED APPOGGIO

Foto 2 Un cavallo che impara a lavorare correttamente con il fascione risulta perfettamente bilanciato ed in equilibrio.

Il primo esercizio insegna al cavallo un appoggio leggero, costante ed equilibrato sull’imboccatura. L’obiettivo è fare in modo che l’imboccatura diventi per l’animale un supporto all’equilibrio nelle tre andature. Per fare questo, il cavallo non deve né fuggire, né opporsi al filetto, in quanto queste due situazioni sposterebbero il suo bilanciamento troppo sui posteriori (in caso di fuga) o troppo sugli anteriori (in caso di opposizione) (Foto 2). Per raggiungere questo risultato, una volta messo fascione e filetto, agganceremo i cordini agli anelli dell’imboccatura e li passeremo nell’anello del fascione che si trova all’altezza della bocca del cavallo quando questo ha l’incollatura in posizione naturale e rilassata o comunque quello più vicino a questa posizione (Foto 3). La tensione che daremo ai cordini inizialmente sarà la minima indispensabile, ovvero quella che permetterà al cordino di rimanere in leggera trazione, senza tirare e senza rimanere a penzoloni. Entrambi i cordini saranno posizionati allo stesso modo sui due lati. In questo modo inizieremo a far muovere il cavallo al passo.

Foto 3 La posizione dei cordini nel primo esercizio è in leggero contatto e regolati in modo da essere il più possibile in linea con la bocca del cavallo quando questo ha l’incollatura a riposo.

Se dovesse andare in difesa indietreggiando, significa che i cordini sono troppo tesi e andranno perciò allentati. Se invece, una volta in movimento, i cordini perdono eccessivamente la loro tensione, significa che dovremmo accorciarli, a meno che non si tratti di un soggetto incline a fuggire dall’imboccatura. In quest’ultimo caso lasceremo i cordini esattamente dove stanno, permettendo al cavallo, una volta ritrovata la fiducia nell’imboccatura, di ritornare a distendere il collo, alla ricerca del contatto. Inizieremo con un paio di giri al passo, poi tre al trotto e tre al galoppo per poi cambiare di mano e ripetere il lavoro sull’altro lato. In tondino ci aiuteremo ruotando la lunghina verso il posteriore come incentivo, o con uno stick o una frusta in presenza di un soggetto pigro o indolente come nel primo step del metodo ATH. In caso di lavoro in capezza e lunghina, la capezza sarà posizionata sotto alla testiera e la lunghina sarà agganciata alla capezza per non influire sul lavoro che i cordini stanno effettuando sull’imboccatura. Perciò non agganceremo mai la lunghina direttamente sul filetto come invece molti consiglierebbero (Foto 4).

Foto 4 Nel lavoro con la lunghina, quest’ultima andrà agganciata alla capezza e mai all’imboccatura.

Man mano che il cavallo prende confidenza con l’esercizio, potremo incrementare il numero di giri, avendo cura di effettuare la stessa quantità di giri per ciascuna mano e potremo accorciare la lunghezza dei cordini. La lunghezza minima che possiamo raggiungere dovrà rispettare la verticale sul terreno, quindi la linea che dalla nuca del cavallo passa per il naso giungendo fino a terra dovrà risultare perpendicolare (Foto 5). Più la muscolatura del collo si sviluppa, più il cavallo sarà in grado di arretrare la linea della verticale contraendo i muscoli verso il tronco. Una volta che il cavallo ha compreso questo primo allenamento e lo esegue in tranquillità si può cominciare ad introdurre anche il secondo esercizio.

Foto 5 Nel lavoro con il fascione è fonda-mentale rispettare la verticale nella flessione, per non sovraccaricare le strutture.

ESERCIZIO 2: LA CESSIONE LATERALE

Foto 6 Per capire quanto tirare il cordino interno nel secondo esercizio dobbiamo comprendere la capacità del cavallo di cedere alla pressione con la minima tensione

Nel secondo esercizio si insegna al cavallo a cedere alla tensione laterale del filetto. La pressione dell’imboccatura verrà esercitata sulla commessura labiale interna rispetto alla mano presa. Per iniziare il cordino interno (quello sinistro nel caso in cui si lavori a mano sinistra) dall’imboccatura passerà nello stesso anello del primo esercizio, ma aumenterà la sua tensione fino ad ottenere una leggera flessione laterale. L’elasticità muscolare e la capacità di cessione all’imboccatura ci diranno quanto possiamo tirare questo cordino (Foto 6). In questo caso il limite è dato da un angolo di piega che non deve superare i 90°, sempre ricercando la perpendicolare con il terreno. Il cordino esterno invece entra nell’anello più alto del fascione, rimanendo in appoggio sul collo del cavallo, con una leggerissima tensione. Questo cordino aiuterà il cavallo ad avere la sensazione di un contatto di chiusura verso l’esterno, come fosse una redine d’appoggio, impedendogli di fuggire dal filetto verso il basso (Foto 7).

Foto 7 La redine esterna nel secondo esercizio si poggia al collo senza tensione.

Le prime volte il cavallo inizierà con tutta probabilità a girare su sé stesso. Gli resteremo vicino al lato interno, cercando di stimolarlo ad avanzare con una pressione sul costato che eserciteremo con la mano o con l’impugnatura della frusta o stick. Già al trotto, grazie alla maggiore spinta, il cavallo dovrebbe riuscire ad avanzare più facilmente. Se le prime volte il cavallo si blocca e si gira su sé stesso, non cerchiamo di bloccarlo o di tirare la lunghina. Lo seguiamo nel movimento e appena si ferma, riprendiamo con calma l’esercizio invitandolo nella direzione corretta e aiutandolo se necessario. Qualora non riuscisse ad avanzare in alcuna maniera significherebbe che il cordino interno è troppo teso. Se la testa invece non ha alcuna flessione, allora il cordino interno è troppo lasco. Questo esercizio rinforza gli addominali del cavallo, solleva la spalla interna e porta la schiena ad inarcarsi nella direzione. Il cavallo di fatto impara a fare in autonomia l’esercizio di spalla in fuori, bilanciandosi nelle curve, senza cadere di spalla.  Anche in questo caso inizieremo con due giri al passo, tre al trotto e tre al galoppo, con cambio di mano (e riposizionamento dei cordini). Se il cavallo è totalmente privo di allenamento, non aspettiamoci risultati in pochi giorni, ci vorranno invece diversi mesi di costante esercizio.

 

FASCIONE E BOSAL

Nel metodo ATH i primi esercizi che vengono eseguiti in fascione sui puledri vengono effettuati usando un bosal invece del filetto, in modo da lasciare la bocca intatta il più a lungo possibile. Inoltre, quando il filetto verrà introdotto, il puledro conoscerà già buona parte del lavoro e sarà già fisicamente pronto ad accettarlo, riducendo perciò le difese, le quali andrebbero poi a creare traumi sulla bocca. (Foto 8)

Foto 8 Per i puledri o per i cavalli da rieducare si può utilizzare un bosal o un side-pull per il lavoro in fascione.

ESERCIZIO 3: LA CESSIONE VERTICALE

Foto 9 Nella prima fase del terzo esercizio, solo uno dei due cordini passa tra le gambe del cavallo, mentre l’altro rimane legato alto e privo di tensione.

Accettati e appresi i primi due esercizi, il cavallo sarà pronto per affrontare il terzo. Con questo lavoro andremo ad insegnare al cavallo la cessione verticale, agendo direttamente sulle barre. La cessione verticale aiuta lo sviluppo della muscolatura addominale e di conseguenza un rinforzo della schiena del cavallo, fondamentale sia nei puledri, come preparazione al sostenimento del peso del cavaliere, sia ai cavalli adulti come mantenimento e ginnastica. Dividiamo questo esercizio in due momenti: in un primo momento il cordino esterno rimarrà come nell’esercizio 2, quindi legato alto e in leggero appoggio sul collo, mentre il cordino interno dall’imboccatura passerà tra le gambe anteriori e andrà a fissarsi nell’anello del fascione che crea la minima tensione sulla sua bocca (Foto 9). Con questo tipo di aggancio il cavallo non si sentirà eccessivamente costretto da una legatura bassa, avendo comunque la via di fuga data dal cordino esterno, perciò non andrà in panico rischiando di ferirsi. Grazie a questa postura il cavallo avrà la testa in cessione verso il basso e verso l’interno. Solo in un secondo momento, una volta accettata questa prima legatura da entrambi i lati, potremmo legare tutti e due i cordini direttamente tra le gambe del cavallo, fissandoli alla stessa lunghezza (Foto 11).

Foto 11 Una volta che il cavallo ha accettato i singoli cordini legati tra le gambe anteriori, allora si può procedere con la seconda fase, legando entrambi alla stessa lunghezza.

Il passaggio dei cordini dietro al gomito del cavallo fa sì che il suo stesso movimento lo inviti a cedere all’imboccatura, dando ad ogni falcata un leggero aumento della tensione sul filetto, che viene tuttavia subito rilasciata. I cordini per fascione ATH sono studiati per evitare abrasioni e bruciature al contatto con la pelle del cavallo, specialmente in questa fase di lavoro. Come nei primi due esercizi, inizieremo con un paio di giri al passo, tre al trotto e tre al galoppo, con successivo cambio di mano. I giri aumenteranno con il migliorare della condizione del cavallo e i cordini si accorceranno, senza tuttavia superare mai il limite della verticale.

 

CON LA SELLA

In assenza di fascione si può usare anche la sella come punto di attacco per i cordini. Logicamente ci si deve ingegnare per trovare o creare dei punti di attacco ed assicurarsi che la trazione del cavallo non sposti la sella, alterando la tensione creata (Foto 10). Per alcuni cavalli o alle prime messe dell’imboccatura nei puledri, nel primo esercizio solitamente attacco i cordini alle staffe, in modo che l’animale senta la tensione data dal peso della staffa, ma volendo può inizialmente anche opporre a questa pressione senza sentirsi costretto. Con il tempo impara a cedere a questa leggera ma costante pressione.

Foto 10 In assenza di un fascione da doma, anche la sella può essere utile, ricercando i punti ideali di attacco per i cordini.

CONCLUSIONE

Un programma di lavoro che comprenda questa serie di tre esercizi è un toccasana per il fisico del cavallo, indipendentemente dalla sua finalità (passeggiata, gara, lavoro in piano) e può riabituare un cavallo traumatizzato dall’imboccatura o che semplicemente non ne ha ben compreso la funzione. Per i puledri è il lavoro propedeutico all’insegnamento dell’uso dell’imboccatura prima che le mani del cavaliere si posino sulle redini oltre al necessario rinforzo muscolare fondamentale per sorreggere il peso del cavaliere. In un cavallo in adulto due o tre sessioni a settimana bastano per mantenere una buona forma fisica. Mentre per i puledri una ginnastica quotidiana, valutandone le capacità fisiche ed adeguando il carico di lavoro all’età e alle capacità, permette loro di costruire il giovane fisico. Logicamente questo non è l’unico lavoro che si può eseguire con il fascione. Ce ne sono molti altri, con strumentazioni diverse, con finalità diverse ed obiettivi differenti. Tuttavia questi tre esercizi basilari sono alla portata di tutti i cavalli e cavalieri.

 

CORDINI FISSI O REDINI ELASTICHE

In equitazione si discute spesso circa l’uso di cordini (redini) fissi o elastici. Tendenzialmente uso quasi sempre i cordini fissi, per evitare che il cavallo prenda la cattiva abitudine di oscillare con la testa, simulando l’effetto dell’elastico. Inoltre alcuni cavalli, cercando il contatto con l’imboccatura, con i cordini elastici imparano a spingere contro il filetto. Gli elastici li uso invece quando ho cavalli con una forte opposizione all’imboccatura o che hanno imparato a rovesciarsi spingendo contro l’imboccatura. Non trovando un punto stabile su cui spingere, rinunciano al loro pericoloso comportamento.

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